Albanese al Giornale di Sicilia: L’inps non paga più la quarantena Allarme nelle aziende

Imprese e sindacati lanciano l’allarme: «C’è il rischio che in Sicilia molti dipendenti, soprattutto delle piccole aziende private, nascondano di essere stati vicino a un positivo perché l’Inps non paga più l’indennità per la quarantena a causa del Covid».

Nell’Isola i contagiati in isolamento obbligatorio sono più di 27mila ma il numero esatto di chi è in quarantena per essere stato esposto al virus dopo l’incontro con un positivo è difficile da definire. Per coloro che non hanno avuto un contatto diretto con una persona positiva al Covid scatta un periodo di isolamento in sorveglianza fiduciaria: sette giorni per chi è vaccinato e dieci per chi non lo è. Ma, a differenza di quanto accaduto nel 2020, per quest’anno l’Inps ha fatto sapere che per i lavoratori del settore privato l’assenza per quarantena non è più equiparata alla malattia, dunque non più a suo carico. Tradotto, l’Inps non paga: secondo alcuni studi il danno in busta paga per una settimana di quarantena potrebbe aggirarsi in media tra i 600 e i 700 euro ma addirittura potrebbe salire a quasi mille euro se dovesse prolungarsi oltre il limite. Il tracciamento viene gestito dalle Usca che provvedono a controllare chi rimane a casa anche grazie alle segnalazioni dei medici di famiglia ma la sensazione è che siano in tanti a sfuggire a questa rete e che quindi il fenomeno potrebbe essere più ampio del previsto. Il Governo nazionale sta cercando di correre ai ripari per ri finanziare il fondo di 665 milioni, intanto in Sicilia la situazione si è aggravata facendosi drammatica per l’aumento dei contagi e l’ingresso in zona gialla. I sindacati segnalano che i più penalizzati sono coloro che non possono usufruire dello smart working, come gli addetti ai supermercati e nei piccoli esercizi commerciali: «La preoccupazione più grossa – ammette il segretario generale della Cgil Palermo, Mario Ridulfo – è che molti lavoratori e lavoratrici entrati in contatto con un positivo tendano a non segnalare la loro condizione per non vedersi tagliare lo stipendio visto che la quarantena non è più retribuita. In questo modo il pericolo è che il Covid possa diffondersi anche tra i colleghi». Il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, ha denunciato che «non è accettabile pensare che, agli occhi dello Stato, ci siano lavoratori di sere A e lavoratori di serie B. Ma questo sarebbe, nei fatti, il quadro che verrebbe a delinearsi nel caso in cui non si riuscisse a rifinanziare l’indennità di malattia ai lavoratori delle aziende private, costretti a casa per la quarantena. Per i dipendenti pubblici, infatti, il periodo trascorso in quarantena è sempre equiparato al periodo di ricovero ospedaliero e quindi con retribuzione piena senza limiti di spesa. Viceversa, per i lavoratori del settore privato il periodo di quarantena, obbligatorio per legge, non è accompagnato con il riconoscimento di un ristoro. La conseguenza è che il dipendente rischia di perdere una retribuzione che può arrivare fino a 461 euro netti per ciascuna quarantena. Una discriminazione inaccettabile. Il ministro Orlando ha assicurato di essere pronto a riconsiderare la quarantena come malattia e di aver reperito i fondi necessari a questo scopo. L’auspicio, a questo punto, è che l’annuncio si traduca in provvedimento normativo al più presto».