IL PRESIDENTE ALBANESE A LA SICILIA “PNRR, LA QUANTITÀ DEI FONDI E LA QUALITÀ DELLA SPESA LE DUE VARIABILI DA CUI DIPENDE IL FUTURO DELLA SICILIA”

Una visione del futuro condivisa. Un piano di rilancio e di sviluppo volto a generare lavoro di qualità. Un progetto che abbia come riferimento la sostenibilità, nelle sue tre componenti inscindibili: quella ambientale, quella sociale e quella economica. Ma non solo. L’impatto della pandemia ha infatti acuito le diseguaglianze sociali, di genere, generazionali, tra settori economici e tra territori e ha generato nuovi bisogni e nuove sfide. Ed è da qui che occorre partire, dalla consapevolezza che la priorità deve essere quella di rimettere il Mezzogiorno in generale, e la Sicilia in particolare, al passo con il resto d’Italia e d’Europa.

Le regioni del Sud hanno aperto una querelle con il governo nazionale sulla quantità di risorse destinate al Mezzogiorno con il Pnrr. Ed è corretto che al Mezzogiorno vada tutto ciò che gli è dovuto, perché il divario da recuperare è tanto e gli interventi da fare molteplici.

Io però sono abituato a guardare tutto con l’occhio dell’impresa. E posso dire, senza tema di smentita, che gli imprenditori siciliani quotidianamente sbattono il naso sulle inefficienze di un sistema che, nonostante la gran quantità di denaro affluita negli anni, non è mai riuscito a creare le condizioni per superare quel ritardo strutturale che ci ha relegato ai margini dello sviluppo.

Oggi abbiamo una occasione unica. Abbiamo a disposizione una quantità di risorse che, quasi sicuramente, non rivedremo più chissà per quanto tempo. E questi fondi sono finalizzati a interventi che abbiano innanzitutto una destinazione o una ricaduta territoriale: strade, ferrovie, scuole, asili, sanità di territorio, porti, acquedotti. Non è necessario che mi soffermi a commentare lo stato di ciascuna di queste voci in Sicilia, con l’effetto che alle imprese viene chiesto un atto di resistenza stoica. Affrontiamo costi di gran lunga superiori a qualsiasi altro nostro competitor europeo, dall’approvvigionamento delle materie prime ai trasporti e ai servizi.

Eppure, senza un rilancio reale degli investimenti non è possibile pensare a un riequilibrio dei divari territoriali. E senza un abbattimento dei costi non è pensabile una ripresa produttiva per le imprese. È per questo che è necessario mettere in campo politiche di coesione territoriale, a partire dalle misure di decontribuzione Sud che hanno fatto registrare nel 2021 un enorme incremento nei contratti di lavoro incentivati, innescando un circuito virtuoso che ha permesso da un lato all’imprenditore di tagliare il costo del lavoro e dall’altro aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori dando, in questo modo, anche una notevole scossa positiva ai consumi. Questa è una misura semplice e immediata che non può essere persa. Così come è necessario portare avanti con determinazione le politiche economiche destinate alla transizione verso l’economia green che necessita di progressi più rapidi, ma anche di una grande attenzione da parte del governo verso gli effetti non solo ambientali ma anche sociali ed economici, dal momento che alle imprese sono richiesti investimenti non produttivi in termini di reddito, ma necessari nel processo di transizione ecologica. Per non parlare poi dell’arretratezza infrastrutturale di un’Isola dove, dopo cinquant’anni si discute ancora dell’opportunità o meno di realizzare una infrastruttura necessaria come il ponte sullo Stretto di Messina, dove ancora attendiamo l’alta velocità ferroviaria unitamente al potenziamento delle linee “ordinarie”. E dove le strutture portuali attendono di essere rilanciate e le Zone Economiche Speciali ancora di partire.

Alessandro Albanese

presidente di Confindustria Sicilia