Siamo a un bivio. O si sale sul treno della ripresa o si resta a terra, tagliati fuori dai mercati globali. “Situazione che noi siciliani conosciamo bene”, esordisce il presidente di Sicindustria, Gregory Bongiorno, “perché tante volte abbiamo sentito parlare di ultima chance. Il fatto è che adesso è reale”. C’è sempre un momento in cui le cose annunciate accadono davvero. E la crisi determinata dalla pandemia rappresenta uno dei quei punti di cesura che divideranno la storia in ‘ante’ e in ‘post’. Ecco perché sul treno della ripresa la Sicilia deve salire a ogni costo.
I capitali ci sono, Pnrr e Fondi europei della programmazione 2021-2027, e ci sono anche le idee degli imprenditori che hanno ancora voglia di fare impresa. “C’è un solo modo, però – continua Bongiorno – per spendere in maniera efficiente le risorse del Next Generation EU e, nello stesso tempo, rispettare gli impegni assunti con Bruxelles: avere una visione unitaria di crescita del Paese e di inclusione sociale che guidi il percorso delle riforme relative a fisco, previdenza e politiche del lavoro. Senza tralasciare il funzionamento della macchina burocratica con la semplificazione dei processi amministrativi, condizione indispensabile per superare quel gap che, unito alla carenza infrastrutturale, rappresenta una delle principali cause del nostro ritardo di sviluppo”.
Il presidente di Sicindustria, l’associazione di Confindustria che nell’Isola rappresenta sette delle nove province (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Palermo, Ragusa e Trapani), va dritto al punto: “In Sicilia assistiamo al paradosso di rami della stessa amministrazione che si contraddicono; di richieste autorizzative che giacciono nei cassetti degli uffici pubblici per anni, lasciando le imprese nell’incertezza e nell’impossibilità di programmare; di un apparato normativo talmente stratificato e, a volte, confusionario da lasciare troppo spesso uno spazio pericoloso alla discrezionalità dei singoli a discapito della certezza del diritto. A tutto ciò si aggiunge un pregiudizio diffuso nei confronti delle imprese e degli investimenti privati che finisce con l’appannare il ruolo fondamentale che questi hanno nell’economia di un territorio. La tendenza ad accentrare la gestione di taluni beni e servizi essenziali in mano pubblica viene giustificata da un malcelato preconcetto che ingabbia l’imprenditore descrivendolo come qualcuno che punta esclusivamente al profitto. Salvo poi fare i conti con una realtà ben diversa, che vede aziende pubbliche spesso inefficienti e tecnicamente fallite che finiscono con lo scaricare le proprie diseconomie sulla collettività”.
L’economia non funziona con il pregiudizio; l’economia conosce soltanto regole di mercato e di produttività. E mai come oggi servono più impresa e più economia privata. Solo così, infatti, sarà possibile risanare lo squilibrio certificato fra entrate e uscite della macchina regionale.
Tra gli elementi che confermano l’importanza di salire sul treno del Recovery fund ce n’è uno in particolare: secondo Svimez, infatti, per ogni euro di investimento al Sud si genera 1,3 euro di valore aggiunto per l’Italia e di questo, circa 30 centesimi, ovvero il 25%, ricade nel Centro-Nord. “È evidente quindi – afferma Bongiorno – che il Mezzogiorno in generale, e la Sicilia in particolare, potranno determinare il futuro del Paese ed è per questo che siamo davanti a una sfida da combattere come sistema-Italia, avendo chiari i singoli passi da compiere, ossia: digitalizzazione, che significa migliori servizi per i cittadini e maggiore velocità delle procedure aziendali, da accompagnare a una formazione del personale della pubblica amministrazione così da rendere più rapidi anche i processi autorizzativi; intervento deciso su infrastrutture e trasporti, ammodernando e manutenendo la rete stradale; competitività del sistema portuale migliorando e rendendo più efficienti gli interporti di Catania e Termini Imerese; razionalizzazione e ottimizzazione del trasporto pubblico locale e dei trasporti regionali così da mitigare, almeno in parte, i disagi legati all’insularità. Ma non solo. Occorre infatti continuare a puntare sull’internazionalizzazione delle nostre imprese e dei nostri prodotti, con lo scopo di favorire l’apertura verso nuovi Paesi target e assicurare il mantenimento e il consolidamento delle quote di mercato laddove le stesse siano già presenti”.
Sicindustria, come partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete della Commissione europea per il sostegno all’internazionalizzazione delle pmi, da oltre un decennio, accompagna le imprese sui mercati esteri. “Siamo consapevoli però – aggiunge Bongiorno – che oltre all’export è fondamentale anche attrarre gli investitori. Noi, con la nostra esperienza, che è poi quella delle piccole, medie e grandi imprese, possiamo e vogliamo fare da ponte tra gli interessi collettivi delle aziende e quelli di una Sicilia inclusiva e aperta, al fine di bloccare quell’emorragia di futuro rappresentata dall’emigrazione dei giovani. Per raggiungere questo obiettivo è, però, necessario creare le condizioni di contesto e quindi: rendere le zone industriali degne di questo nome e non cimiteri di capannoni abbandonati; far diventare finalmente operative le Zes; puntare sull’innovazione tecnologica; rilanciare gli Innovation Hub in cui imprese e mondo universitario s’incontrano per far crescere e sviluppare le idee di giovani talenti; contare su finanziamenti certi con bandi semplici, chiari, snelli e soprattutto rivolti ai settori che necessitano di investimenti per consolidare il proprio business o su nuovi settori in via di sviluppo con alti gradi di innovazione tecnologica; incrementare l’offerta commerciale del turismo; rafforzare la visibilità del brand Sicilia e l’attrattività attraverso la promozione del patrimonio naturale e culturale senza mai tralasciare il tema della transizione ecologica e quindi della riconversione di vecchi impianti con nuove tecnologie pensando a città ecosostenibili. Abbiamo imprese eccellenti, che hanno dimostrato di saper competere sui mercati internazionali nonostante il vento contrario e nonostante una burocrazia troppo spesso matrigna. Credo sia ora giunto il momento di rendere questa matrigna una madre capace di sostenere e incentivare, così da riprendere il largo. Questa volta, a vele spiegate”.